martedì 17 febbraio 2015

REPORT ATTIVO DELEGATI FIOM PIEMONTE 16-02-2015



Nell’attivo dei delegati FIOM di tutta la regione Piemonte, svoltosi oggi (ieri, ndr) a Torino in via Pedrotti sede della Cgil, non c’è stato molto da segnalare. Per noi ha parlato Lorenzo Mortara, di cui riportiamo sotto la rielaborazione dell’intervento (esiste anche il video integrale. Appena riusciremo a scaricarlo, lo posteremo).
Nelle conclusioni Landini non è stato particolarmente incisivo, quasi che volesse tenersi buone le cartucce per l’assemblea dei 500 di Cervia del 27 e 28 Febbraio prossimi.
L’attivo si è rianimato alla fine, quando abbiamo presentato due ordini del giorno (riportati più sotto), uno sul Jobs Act e l’altro sulla lotta No Tav.
La Segreteria nella persona del Compagno De Martino ha chiesto di ritirarli in quanto tutto sommato la Cgil è già avviata verso la prosecuzione della lotta al Jobs act e in quanto la FIOM già partecipa al Movimento No TAV. In breve presentarli è come mettere il bastone tra le ruote.
Gli ordini del giorno, forse perché era tardi (Landini si è allungato parecchio nelle conclusioni) non sono stati letti ma sintetizzati da De Martino stesso, e quindi sintetizzati male, ma quello che è interessante notare, non è tanto il vizio di procedura, che perdoniamo, ma il breve dibattito tra il nostro Adriano Alessandria che li ha difesi e il compagno Bellono che li ha bocciati con dichiarazione di voto contrario.


A sentire Bellono, bisogna anche ascoltare, perché in tutte le assemblee post 12 Dicembre la Cgil ha ribadito la prosecuzione della lotta, quindi l’ordine del giorno non serve. Il compagno Alessandria ha coraggiosamente fatto notare che nessuno contesta alla Cgil la lotta a parole, anzi la Cgil maggioritaria va fortissima nella lotta a parole, è nei fatti che manca sempre la lotta, ed è per questo che gli ordini del giorno non possono essere ritirati.

È però sull’ordine del giorno a favore della lotta No TAV che Bellono è salito davvero in cattedra. Prima ha ribadito che la FIOM non commenta le sentenze, poi che la FIOM, da sempre, è contro tutte le violenze. Addirittura ha aggiunto che se si contesta la Magistratura è finita. In effetti, chiosava giustamente Adriano, sarebbe finita la sudditanza alla Magistratura del Compagno Bellono. Secondo lui, non si può contestare la magistratura perché verrebbe screditata agli occhi degli operai, sicché la liberazione degli operai viene demandata alla magistratura, senza le cui sentenze di classe a senso unico gli operai sarebbero fottuti!

Quanto alla violenza, la Storia della FIOM sarà anche una storia non violenta, ma è anche e soprattutto la Storia di migliaia di operai brutalmente ammazzati e repressi dalle forze di polizia. Di fronte a tutto questo sangue però, il Compagno Bellono si erge ad arbitro super partes che condanna tutte le violenze, e quindi gli operai a prenderle senza reagire pena la scomunica di Bellono. Naturalmente noi non siamo per la violenza, come in fondo vuol far credere Bellono, semplicemente non siamo pacifisti fanatici. Di fronte al capo Landini – che Bellono ha evidentemente già dimenticato – che pacificamente manifesta e si prende qualche randellata sulla zucca, noi non pensiamo che restituirla sia un delitto, anzi, se quel giorno il Compagno Landini sonoramente bastonato avesse reagito stendendo un poliziotto, noi avremmo detto “Ben fatto compagno Landini! 1-1 e palla al centro!”. E così facciamo col Movimento No Tav, ben sapendo la differenza tra la violenza reale dell’aggressore, i poliziotti, e quella degli aggrediti, i No Tav, che hanno tutto il diritto di difendersi. Se poi pensiamo che anche il Papa sostiene che basta un insulto alla madre per meritarsi un pugno sul muso, allora sappiamo che persino Papa Bergoglio è più a sinistra del compagno Bellono. E abbiamo detto tutto.

Gli ordini del giorno, con la gente che sfollava, sono stati bocciati con 27 voti a favore, quello sulla lotta No tav, e 16 a favore quello sul Jobs act. Oltre un centinaio i voti contrari.

SINDACATO UN’ALTRA COSA PIEMONTE


P.S. - Fuori dalla sala assembleare, un banchetto raccoglieva le firme per una legge di iniziativa popolare per le garanzie dei lavoratori appaltati. Invece di abolire appalti e sub appalti, la Cgil maggioritaria pensa di regolamentarli. È giusto quindi che una simile iniziativa se la firmi da sola. Non possiamo sprecare le nostre preziosissime firme per niente...

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INTERVENTO

DI LORENZO MORTARA

Buongiorno a tutti compagne e compagni,

vengo dall’YKK di Vercelli a portarvi una buona notizia, abbiamo appena vinto le elezioni, schiantando FIM e UILM, perché nel nostro piccolo, quello che possiamo fare è vincere e riempire le fabbriche di delegati FIOM. Lassù, in “piccionaia”, vedete i miei due nuovi compagni con cui per i prossimi tre anni starò in trincea. È la terza che volta di fila che vinciamo, ma mai avevamo vinto in maniera così netta, schiacciante.
A me han sempre detto che l’YKK è una fabbrica reazionaria, ma io penso che l’YKK sia una fabbrica rivoluzionaria più o meno come tutte le altre. Bisogna solo saper toccare i tasti giusti. Quello che non fa la CGIL, che tocca sempre quelli sbagliati o, se tocca quelli giusti una volta, poi non li tocca più per mesi ed anni.

È quello che sta succedendo col JOBS ACT. Dopo lo sciopero del 12 Dicembre abbiamo assistito al progressivo insabbiamento della lotta e al tentativo di dirottarla dal fronte generale a quello locale, azienda per azienda, scaricando sui lavoratori e sui delegati l’irresponsabilità dei capi. La CGIL non solo deve riprendere la lotta a livello nazionale, ma deve anche farla finita con il suo ritornello preferito: un colpo alla botte ed uno al cerchio. Non si può lottare contro il Jobs act e poi firmare accordi come quello in Telecom che di fatto lo recepiscono accettando controlli a distanza eccetera. Non si può rompere a parole col PD a livello nazionale e poi avere ancora dirigenti locali che senza trescare col PD si sentono perduti.

La CGIL ha la colpa della mancanza di iniziative ma anche la FIOM non può considerarsi del tutto assolta. A chi tocca infatti se non alla FIOM incalzare la CGIL perché prosegua? Ma quando la CGIL sembra spostarsi a sinistra, la FIOM si accoda, tagliandosi la lingua, come se lo spostamento di un giorno a sinistra della CGIL rendesse meno vergognoso l’accordo sulla rappresentanza o altre malefatte della nostra burocrazia. Il compito della FIOM è spingere a sinistra la CGIL perché riprenda una lotta generale e non si addormenti in sterili lotte locali.

Questo ovviamente non significa fregarsene delle lotte locali. Anzi, mentre lotta per una vertenza generale, la FIOM dove può deve provare a vincere a livello locale. Non come fatto all’Ast di Terni, ma all’esatto opposto. Quello che è successo all’Ast, con l’accordo che sta già naufragando, non è, come si è detto, il frutto della lotta, ma del freno alla lotta che, ahimè, anche il compagno Landini ha messo. Non sta a noi a frenare uno sciopero così massiccio e compatto, facendo rientrare gli impiegati con la scusa delle paghe. Durante uno sciopero a oltranza come quello all’Ast, non bisogna far rientrare nessuno fino a vittoria ottenuta, tanto meno gli impiegati che sono di norma i primi crumiri. Gli impiegati vanno presi a calci nel sedere come per 35 giorni consecutivi fecero gli operai alla Fiat nel 1980. Alla stessa maniera, se gli operai danno segni di voler occupare la fabbrica, bisogna incoraggiarli a farlo, non dirottare la loro rabbia verso l’occupazione di autostrade, come fatto a Terni. Gli operai vanno tirati anche quando sembrano non seguirti, come stanno facendo adesso a Pomigliano, dove scioperano contro i sabati straordinari, anche se sanno che saranno seguiti da pochi, perché gli operai più combattivi, quelli della FIOM, sono stati messi preventivamente in cassa dalla Direzione. Bene hanno fatto loro a scioperare, male ha fatto la FIOM a frenare a Terni.

In mezzo a tutte queste lotte e freni alle lotte, la FIOM dovrà anche preparare la nuova piattaforma per il rinnovo contrattuale. Perché ci siamo forse dimenticati che questo mese entrerà in vigore l’ultima trance del favoloso contratto separato di FIM e UILM. Voi delegati dovete stare molto attenti, perché ci sono già molti dirigenti che dicono che la FIOM non può permettersi un terzo accordo separato, che stavolta bisogna firmare. La verità è che la FIOM può permettersi perfettamente un terzo accordo separato, quello che non può permettersi è di firmare un contratto di merda. Per evitarlo, oltre a non firmare a tutti i costi, sarebbe opportuno che stavolta non ci presentassimo dalla controparte con una piattaforma che contiene già al suo interno le mediazioni possibili, come il raffreddamento. E soprattutto speriamo che nessuno ci venga più a dire che il raffreddamento e la moderazione della piattaforma sono cose necessarie per renderla realistica. Abbiamo visto dove è finita la piattaforma realistica: nella spazzatura appena arrivata in Federmeccanica. E oggi la piattaforma realistica rischia di essere simile a quella che va prendendo forma nei chimici, coi padroni che non offrono più una miseria, ma pretendono pure che venga restituita quella passata. Perciò che la prossima sia fatta basandosi sulle esigenze dei lavoratori, non sulle mediazioni immaginarie dei dirigenti. Ai lavoratori serve la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario? Si chieda la riduzione dell’orario a 30 ore. Sarà cestinata anche questa piattaforma? È probabile, ma nel primo caso avremo cestinato una piattaforma che serve ai dirigenti, nel secondo una piattaforma che serve ai lavoratori e che aumenterà almeno la loro coscienza.


Infine la FIOM, mentre fa tutte queste cose, è bene che osservi attentamente quello che sta succedendo in Grecia. Perché in Grecia, in fondo, sono le idee della maggioranza FIOM che sono messe alla prova. Tsipras non è molto diverso da Landini. Le idee di Syriza sono le idee di tutti i riformisti del mondo. Quelle di chi crede che si possa risolvere la crisi accordandosi coi padroni. Sono le idee di chi pensa di risolverla con Jhon Maynard Keynes, puntando sulla lotta diplomatica anziché sulla mobilitazione delle masse. E sono idee che stanno già naufragando come dimostra la marcia indietro di Tsipras sulla nazionalizzazione del Porto del Pireo. In Grecia non sono possibili mediazioni. La Grecia sarà la tomba delle idee keynesiane. In Grecia è di nuovo di attualità il dilemma della Russia del 1917. O noi o loro! O i padroni o i lavoratori. O il capitalismo o il socialismo. O Jhon Maynard Keynes o Carlo Marx. E noi siamo per Carlo Marx, perché sarà Carlo Marx a vincere in Grecia, o andremo incontro a un’altra rovinosa sconfitta.


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Direttivo regionale FIOM

TORINO, lunedì 16 Febbraio 2015

ORDINE DEL GIORNO


La FIOM del Piemonte ritiene grave che la CGIL non abbia ad oggi predisposto nulla per la continuazione della lotta intrapresa con lo sciopero generale del 12 Dicembre 2014 contro le politiche governative (dal jobs act alla legge di stabilità).

La FIOM, di fronte a un attacco generale alle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, ritiene inadeguata l’idea di una lotta isolata azienda per azienda, perché verrebbe così scaricata sui lavoratori la responsabilità di un’ennesima sconfitta. Per questi motivi la FIOM si fa carico di costruire il percorso di una mobilitazione generale.

Primi firmatari:
Lorenzo Mortara
Fabio Massarenti
Adriano Alessandria
Pasquale Loiacono
Sandra Fioccardo
Roberto Olmo
Gianmaria Dell’Olmo
Epifania Maria

Mercurio Rino

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Direttivo regionale FIOM
TORINO, lunedì 16 Febbraio 2015
ORDINE DEL GIORNO No Tav


La FIOM del Piemonte esprime solidarietà alle attiviste e agli attivisti del movimento No Tav condannati dalla procura di Torino a più di 140 anni complessivi di carcere e ad un risarcimento che supera il centinaio di migliaia di euro per aver preso parte alle giornate di lotta e di resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011, rispettivamente lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e il giorno dell’assedio al cantiere di Chiomonte.
Questa gravissima sentenza non è altro che l’ennesimo tentativo di piegare il movimento contro l’alta velocità Torino Lione che in tutti questi anni ha rappresentato un’esperienza unica di lotta per la difesa dell’ambiente e del territorio e per una reale democrazia e giustizia sociale.
La FIOM del Piemonte ribadisce la sua contrarietà ad un’opera inutile e dannosa e riafferma la necessità di un piano straordinario di tutela e messa in sicurezza del territorio, di investimenti pubblici per creare lavoro e per migliorare ed estendere servizi sociali, scuola pubblica e servizio sanitario nazionale.
La FIOM del Piemonte sostiene la manifestazione No TAV indetta sabato 21 a Torino.
Primi firmatari:
Lorenzo Mortara
Sandra Fioccardo
Pasquale Loiacono
Adriano Alessandria
Maria Epifania



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